Cibo e amore: come negare l'intrinseco
connubio tra questi due elementi vitali
e - nel migliore dei casi - quotidiani?
Non si può vivere senza cibarsi:
si può vivere senza amore?
-Ti mangerei di baci - si dice.
Gli innamorati perdono l'appetito (hanno altro a cui pensare!) e chi è senza amore si abbuffa per compensare, è capitato a tutti.
Vecchi e nuovi trattati amorosi traboccano di ricette afrodisiache di ogni sorta, eppure è innegabile: il più potente stimolante erotico è semplicemente l'amore.
Forse, se soltanto avessimo la forza di scordare gli imput modaioli e anoressizzanti, i modelli patinati e irraggiungibili dello star-system, i consigli degli esperti tuttologi più disparati, forse sì, forse riusciremmo a recuperare il piacere puro e semplice, appagante, di mangiare. Ma, da dove cominciare? Nel libro di Isabelle Allende "Afrodita" (Feltrinelli), che non è né un manuale né un ricettario, gli spunti e le idee sono infinite e partono da una determinata presa di posizione dell'autrice: " Mi pento delle diete, dei piatti prelibati rifiutati per vanità, come mi rammarico di tutte le occasioni di fare l'amore che ho lasciato correre per occuparmi di lavori in sospeso o per virtù puritana…" Così esordisce la scrittrice cilena, ben decisa a rimediare gli "errori" del passato abbandonandosi al piacere del cibo, dell'amore e del racconto di questa esperienza. Ecco allora che il libro diventa divertentissimo vademecum per viaggi epicurei attraverso le tradizioni culinarie e amorose di tutto il mondo. Come una novella Shahrazàd, col suo inconfondibile stile, la Allende divaga nel racconto di incontri amorosi altamente "piccanti" - molti dei quali autobiografici-, nella compilazione accurata delle vecchie e nuove ricette di Panchina, cuoca fantasiosa e stregonesca ( ma in senso buono, ovviamente) sperimentate rigorosamente in compagnia maschile, e il puntuale elenco dei cibi più eccitanti, dove si passa da un ingrediente apparentemente innocuo e insospettabile come un gambo di sedano al più leggendario tartufo. ("Si prenda un tartufo pulito dalla terra e dagli escrementi, lo si ammorbidisca sfregandolo con olio fragrante, lo si avvolga in una sottile striscia di grasso di maiale e lo si metta a scaldare fino a quando, scioltosi il grasso, il tartufo essuda la sua essenza". )
Ce n'è dunque per tutti i gusti, poiché non si tralasciano persino i più antichi filtri d'amore: "Ammassate farina, acqua e grasso di maiale. Spruzzatevi su la saliva. Mettete la massa tra le gambe per darle la forma e il sapore delle parti segrete, poi al forno. E offrite il pane a chi desiderate."
Via libera alla fantasia dunque, lasciandola scorrere liberamente tra la tavola e il letto.
(" Sognai che posizionavo Antonio Banderas su una tortilla messicana, lo condivo con guacamole e salsa piccante, lo arrotolavo e lo mangiavo con avidità")
Resta il fatto, però, come capita spesso, che il racconto più affascinante e condivisibile di tutto il libro sia anche quello più semplice, che l'autrice ci confida nelle primissime pagine: "Il piacere carnale più intenso, goduto senza fretta in un letto disordinato e clandestino, combinazione perfetta di carezze, risate e giochi della mente, sa di baguette, prosciutto, formaggio francese e vino del Reno".
Come dire: tutto va bene per ingolosire e ingolosirsi ma, alla fine, è l'appetito quello che conta.
-Ti mangerei di baci - si dice.
Gli innamorati perdono l'appetito (hanno altro a cui pensare!) e chi è senza amore si abbuffa per compensare, è capitato a tutti.
Vecchi e nuovi trattati amorosi traboccano di ricette afrodisiache di ogni sorta, eppure è innegabile: il più potente stimolante erotico è semplicemente l'amore.
Forse, se soltanto avessimo la forza di scordare gli imput modaioli e anoressizzanti, i modelli patinati e irraggiungibili dello star-system, i consigli degli esperti tuttologi più disparati, forse sì, forse riusciremmo a recuperare il piacere puro e semplice, appagante, di mangiare. Ma, da dove cominciare? Nel libro di Isabelle Allende "Afrodita" (Feltrinelli), che non è né un manuale né un ricettario, gli spunti e le idee sono infinite e partono da una determinata presa di posizione dell'autrice: " Mi pento delle diete, dei piatti prelibati rifiutati per vanità, come mi rammarico di tutte le occasioni di fare l'amore che ho lasciato correre per occuparmi di lavori in sospeso o per virtù puritana…" Così esordisce la scrittrice cilena, ben decisa a rimediare gli "errori" del passato abbandonandosi al piacere del cibo, dell'amore e del racconto di questa esperienza. Ecco allora che il libro diventa divertentissimo vademecum per viaggi epicurei attraverso le tradizioni culinarie e amorose di tutto il mondo. Come una novella Shahrazàd, col suo inconfondibile stile, la Allende divaga nel racconto di incontri amorosi altamente "piccanti" - molti dei quali autobiografici-, nella compilazione accurata delle vecchie e nuove ricette di Panchina, cuoca fantasiosa e stregonesca ( ma in senso buono, ovviamente) sperimentate rigorosamente in compagnia maschile, e il puntuale elenco dei cibi più eccitanti, dove si passa da un ingrediente apparentemente innocuo e insospettabile come un gambo di sedano al più leggendario tartufo. ("Si prenda un tartufo pulito dalla terra e dagli escrementi, lo si ammorbidisca sfregandolo con olio fragrante, lo si avvolga in una sottile striscia di grasso di maiale e lo si metta a scaldare fino a quando, scioltosi il grasso, il tartufo essuda la sua essenza". )
Ce n'è dunque per tutti i gusti, poiché non si tralasciano persino i più antichi filtri d'amore: "Ammassate farina, acqua e grasso di maiale. Spruzzatevi su la saliva. Mettete la massa tra le gambe per darle la forma e il sapore delle parti segrete, poi al forno. E offrite il pane a chi desiderate."
Via libera alla fantasia dunque, lasciandola scorrere liberamente tra la tavola e il letto.
(" Sognai che posizionavo Antonio Banderas su una tortilla messicana, lo condivo con guacamole e salsa piccante, lo arrotolavo e lo mangiavo con avidità")
Resta il fatto, però, come capita spesso, che il racconto più affascinante e condivisibile di tutto il libro sia anche quello più semplice, che l'autrice ci confida nelle primissime pagine: "Il piacere carnale più intenso, goduto senza fretta in un letto disordinato e clandestino, combinazione perfetta di carezze, risate e giochi della mente, sa di baguette, prosciutto, formaggio francese e vino del Reno".
Come dire: tutto va bene per ingolosire e ingolosirsi ma, alla fine, è l'appetito quello che conta.
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