Prima di amare, impara a camminare
sulla sabbia senza lasciare
tracce...
Gli ebrei hanno camminato quarant’anni nel deserto prima di raggiungere la Terra Promessa. Ogni impresa di liberazione è sempre lunga, faticosa. Un uomo, come un popolo, non finisce mai di essere libero, di lasciarsi liberare. La schiavitù, infatti, più che una condizione sociale è una mentalità, un atteggiamento dello spirito.
Gli Israeliti, nel deserto, dovevano appunto acquisire la mentalità di popolo libero. È difficile rendere un uomo libero. Proprio perché la libertà non è qualcosa che possa venire regalato, che arrivi addosso a una persona. La libertà non è uno spazio che venga offerto, uno spazio in cui è possibile scorrazzare a piacimento, ma una conquista interiore, lenta, ostinata.
La libertà, prima di essere un privilegio, è un prezzo da pagare in termini di coraggio, distacchi laceranti, purificazioni, prove. La prova del deserto è la prova della libertà. Nel deserto non si può vivere di rimpianti per ciò che si è lasciato, ma unicamente di nostalgia che si traduce in una tensione continua verso la Terra Promessa. Prima della libertà, bisogna conquistare il gusto della libertà.
Fare l’esperienza, progressiva, ruvida, impegnativa della liberazione.
Ciò che rende unico il deserto è che
da qualche parte c'è un pozzo ad
attenderci.
Spetta a noi riuscire a trovarlo.
Il nostro compito più grande da affrontare
sarà la tolleranza...
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