YOSHIWARA - Il quartiere del piacere...

Lo Yoshiwara, quartiere di piacere del periodo Edo (1600-1868)
 
YOSHIWARA

Uno dei luoghi comuni maggiormente diffusi al mondo, in particolare in Occidente, è quello di ritenere lo Yoshiwara e in generale i quartieri di piacere dell’antico Giappone, una sorta di paradiso dei godimenti, un’isola felice dove uomini e donne si dedicavano alle innumerevoli varianti dell’ars amandi, con disinteressata spensieratezza e allegra disinvoltura. È molto probabile che un tale equivoco sia spesso il frutto di un profondo desiderio, tutto maschile, di volersi convincere che possa esistere o possa esser esistita una città quasi interamente costituita da donne, completamente dedite a soddisfare ogni desiderio della clientela. Maschile per l’appunto. L’ukiyo-e, che ha esaltato con le sue mirabili stampe questo mondo fluttuante di piaceri tanto effimeri quanto facilmente raggiungibili, ha fatto conoscere in Europa soprattutto l’aspetto più edonistico e godereccio che esse rappresentavano contribuendo così a idealizzare un periodo e un mondo che nascondevano in realtà al proprio interno aspetti drammatici e per niente affatto idilliaci.
Lo Yoshiwara fu sicuramente il più famoso centro di prostituzione legalizzata del Giappone del periodo Edo (1600-1868), rimasto in attività sino al 1958. Il più famoso ma non l’unico, dal momento che ogni città ne aveva uno proprio o addirittura più di uno. Sebbene precedentemente esistesse già la prostituzione o luoghi in cui essa fosse praticata, con lo Yoshiwara si conobbe una vera e propria “regolamentazione politica” di tale fenomeno con una conseguente commercializzazione su larga scala del mercato del sesso. La particolare situazione socio-politica del periodo Tokugawa costituì infatti un terreno oltremodo fertile perché tale fenomeno potesse radicarsi e fruttificare rigogliosamente. Prima ancora che la città di Edo diventasse il centro politico del bakufu, ossia del governo dello shōgun Tokugawa, regolari case di malaffare si erano stabilite sin dal periodo Keichō (1596-1614) organizzandosi e specializzandosi in bordelli e case d’appuntamento, benché tre erano i siti principali dove le case si potevano trovare in più largo numero.
Il rigido e burocratico governo dello shōgun, tutto improntato su un’etica confuciana, non sembrava dimostrare interesse in un disciplinamento di tali esercizi, tuttavia nel diciassettesimo anno dell’era Keichō (1612), un certo Shōji Jin’emon, realizzò l’idea di raggruppare tutti i bordelli e le case d’appuntamento in un speciale quartiere della città ed inviò insieme ai suoi collaboratori una richiesta al governo di questo genere:

A Kyōto e a Suruga e anche in tutte le altre località abbondantemente popolate e affollate (del numero di più di venti), sono state stabilite, in accordo con le antiche usanze e i predecessori, regolari Keisei machi con licenza, mentre a Edo, che sta diventando più affollata e più popolosa giorno dopo giorno, non ci sono Yūjo machi stabiliti. Come conseguenza di questo stato di cose, case di malaffare abbondano in ogni parte della città, sparpagliate qua e là in tutte le direzioni. Questo, per una serie di motivi, è un disonore per la pubblica moralità e il benessere ecc…

La furbizia di chi aveva avanzato la petizione fu costituita dall’enumerare i vantaggi che sarebbero derivati dal sistema che si era prospettato rimarcando in modo netto quelli di carattere politico e di ordine pubblico:

1. Tra i vari problemi che al momento si presentano, quando una persona visita un bordello, vi è quello che chiunque può noleggiare e spassarsela con una Yūjo (prostituta) per la propria soddisfazione personale, dandosi al piacere e alla lussuria, incapace per tutto il tempo di considerare quale sia la sua posizione e quali i suoi mezzi e trascurando la sua occupazione o affari. Costui potrebbe frequentare un bordello per giorni e giorni, dandosi alla lussuria e alla baldoria, ma solo fintantoché i suoi soldi saranno sufficienti perché il tenutario del postribolo continui a trattarlo come un ospite. Come ovvia conseguenza ciò condurrà alla trascuratezza dei doveri nei confronti dei signori, alle appropriazioni indebite, ai furti ecc…, inoltre poi i tenutari dei bordelli permetteranno ai loro colpevoli clienti di rimanere nelle loro case finché dureranno i loro soldi. Se i bordelli verranno raggruppati tutti in un unico luogo, un controllo verrà fatto contro queste malvagità, come per mezzo di ispezioni e sopralluoghi, potrebbe essere proibito di rimanere per un periodo maggiore di ventiquattro ore e rafforzare ulteriori restrizioni.
2. Sebbene sia proibito dalla legge rapire i bambini, adesso, anche in questa città, la pratica di rapire di bambine e di attirarle lontano dalle loro case con l’inganno è qualcosa a cui furfanti viziosi e senza principi fanno ricorso. È un fatto certo che alcune persone malvagie svolgano la normale professione di assoldare le figlie della gente povere con il pretesto di adottarle come figlie proprie, ma poi quando queste bambine crescono mandarle a servizio come concubine o prostitute e in tal modo le persone che le hanno adottate raccolgano ricchissimi frutti. Probabilmente è tra le fila di questi furfanti senza scrupoli che si osa anche rapire i bambini degli altri? Si dice sia un fatto accertato che alcuni tenutari di bordelli ingaggiano ragazze che sanno perfettamente di essere delle bambine adottate da gente che vuole poi avviarle al mercato della prostituzione. Se i bordelli verranno raggruppati tutti in un unico luogo, indagini severe verranno eseguite sia per quanto riguarda il problema dei rapimenti che per quello dell’ingaggio di bambine adottate e nel caso in cui vengano tentati atti riprovevoli essi saranno subito denunciati alle autorità.
3. Sebbene le condizioni del Paese siano in pace non è trascorso molto tempo da quando si è ultimato l’assoggettamento della provincia di Mino e di conseguenza può darsi il caso che ci siano diversi rōnin che si aggirano cercando il pretesto di combinare guai. Questi mascalzoni, ovviamente, non hanno fissa dimora e vagano tranquillamente qua e là tanto che è impossibile determinare dove si trovino in assenza di precise indagini stabilite, cosicché possono rimanere per un considerevole numero di giorni all’interno delle case di malaffare. Se le autorità approveranno questa petizione e permetteranno la concentrazione degli attuali bordelli in un luogo determinato, i tenutari dei postriboli presteranno particolare attenzione a questo problema e ciò porterà a delle indagini e ricerche che saranno svolte sulle persone trovate a bighellonare nei quartieri delle prostitute: nel caso in cui trovino delle persone sospette essi non mancheranno di riportare i medesimi alle autorità preposte.
Sarà considerato un grande onore se le auguste autorità approveranno questa petizione nel pieno della loro magnanima clemenza.

Nella primavera del terzo anno dell’era Genna (1617), il governo dello Shōgun, sensibile proprio a quei possibili vantaggi di natura sociale e politica che la richiesta di Shōji Jin’emon aveva evidenziato, accettò la richiesta della petizione. Fu stipulato inoltre che due chō quadrati di terra (circa 218 metri quadrati), fossero impiegati a formare un quartiere di prostitute e che il sito prescelto fosse a Fukiyachō. In cambio di questo privilegio, il gabinetto del governo ordinò che nessuna prostituta sarebbe più stata permessa nella città di Edo e nelle sue vicinanze eccetto che nel quartiere dei piaceri, che qualunque donna trovata a fare professione di prostituzione da qualsiasi altra parte, sarebbe subito stata denunciata alle autorità.
Shōji Jin’emon fu nominato Keisei machi nanushi (Direttore del quartiere di prostitute) e tenuto a far rispettare le seguenti norme:
1. La professione dei tenutari di bordelli non sarà svolta in nessun luogo eccetto che nel regolare quartiere di prostitute e nel futuro nessuna richiesta per la presenza di prostitute nei luoghi al di fuori dei confini del recinto sarà avanzata.
2. Nessun ospite rimarrà in un bordello per più di ventiquattro ore.
3. Alle prostitute sarà proibito indossare abiti con oro e argento ricamato su di essi; esse indosseranno le classiche stoffe tinte.
4. I bordelli non saranno costruiti di aspetto maestoso e agli abitanti del quartiere saranno esentati dallo svolgere gli stessi doveri (come quello per gli incendi ecc…) come ai cittadini ordinari residenti nelle altre parti della città di Edo.
5. Particolari indagini saranno stabilite a qualsiasi visitatore dei bordelli senza alcuna differenza se egli si tratti di un signore o di un qualsiasi cittadino e nel caso in cui sorgano dei sospetti le informazioni andranno riportate al Bugyōsho (ufficio del governatore della città).

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