Speranza o Disperazione?

...Penso che sarebbe irresponsabile dissipare i tanti sacrifici che gli italiani si sono assunti...
Mario Monti
Stabilimento Fiat di Melfi, 20 dicembre 2012




Il Professore tra gli operai via alla strana corsa elettorale

 Accolto a sorpresa dagli applausi, difende il suo operato:
“Non dissipiamo i sacrifici”


Fabio Martini - La Stampa
inviato a Melfi (Potenza) 
20/12/2012
Il professor Mario Monti, nel suo aplomb grigio chiaro, si avvicina a piedi al Reparto Montaggio della Fiat e davanti ai suoi occhi si presenta una scena che non capita tutti i giorni: due lunghe ali di operai, centinaia e centinaia di operai in tuta, lo aspettano in silenzio. E quando il Professore attraversa quel “corridoio” umano, si alzano i primi battimani, che via via si sciolgono in un applauso diffuso, anche se non corale. Difficile interpretare in modo univoco quell’accoglienza da parte di lavoratori che hanno fame di lavoro e che con la nuova mission loro assegnata dall’azienda, sembrano aver ritrovato una speranza, come dimostrano anche gli applausi, le mani protese, le foto a John Elkann e Sergio Marchionne. Una sequenza che non cancella tante tensioni sindacali del recente passato ma che, per qualche attimo, sembra toccare un uomo che non si emoziona facilmente come Mario Monti. 
Chiamato a parlare davanti ad un podietto in plexiglas, “circondato” da una corona di operai che lo ascoltano in piedi, il presidente del Consiglio pronuncia un discorso che somiglia più ad un “Memorandum Monti” buono per tutti, partiti ed opinione pubblica, piuttosto che un manifesto per la campagna elettorale di un polo politico, quello centrista, o di un candidato premier. Il preludio, da parte di Monti, ad un ripensamento sulla decisione di candidarsi direttamente. Esplicito è soprattutto il filo rosso del suo ragionamento: «Io penso che sarebbe irresponsabile - e credo che nessuno oserà farlo - dissipare i tanti sacrifici che gli italiani si sono assunti, con una disponibilità non scontata», sacrifici che «potrebbero essere spazzati via», per colpa di chi cerca il «consenso» sul breve periodo, «facendo ripiombare il Paese in uno stato nirvanico».  
Per “sgonfiare” la propaganda berlusconiana Monti sventola il pericolo del “sacrificio inutile” e infatti arriva ad evocarne di ulteriori, nel caso si abbassasse la guardia. Interessante la reazione di una platea ben disposta, almeno emotivamente: silenzio assoluto alle battute sui sacrifici già fatti. Per non parlare della battuta sullo stato nirvanico. L’empatia non è mai stata una prerogativa del Professore e infatti Monti glissa sui sacrifici sopportati da quei lavoratori che lo ascoltano e semmai ironizza su chi, tredici mesi fa, lo rimproverava per la sua vocazione didascalica: «Ci è stato detto: voi siete un governo tecnico» e «non vi è stato chiesto di cambiare la mentalità degli italiani...». Poco, pochissimo spazio alla propaganda a buon mercato, tipica di chi volesse lanciarsi in campagna elettorale: «Non bisogna scoraggiarsi, dopo la semina arriva il raccolto, e l’Italia sta diventando più sana e più forte». Per la sinistra e per la destra soltanto punzecchiature. Come quando Monti ricorda l’incontro con i vertici della Fiat a palazzo Chigi per discutere del futuro dell’azienda: «Quel lungo pomeriggio il governo, deludendo molti, non battè i pugni sul tavolo e la Fiat, deludendo molti, non chiese aiuti...». 
Monti, dopo una lunga riflessione e una assidua frequentazione con politici di tutti gli schieramenti, sta riflettendo sul da farsi, ma starebbe virando verso una forma di partecipazione originale alla stagione elettorale. Molto diversa da quella immaginata finora. Intervenire spesso, anche quotidianamente, sui temi della campagna. Rivendicando le cose fatte e suggerendo quelle da fare. Come dire - ecco la novità - che la vera agenda Monti consiste nel non sprecare i sacrifici fatti. Ma senza tifare per una delle parti, salvo valorizzare quelle liste che rivendicheranno la sua Agenda. Già da 48 ore, chi conosce Monti, ipotizzava che fosse in corso una sorta di crisi dell’”ultimo miglio”. Una riserva di incertezza, che uno dei suoi ministri di punta sintetizza così: «Mario è sempre stato “chiamato” e dovrebbe affrontare un significativo passo psicologico per diventare parte». Un passo appesantito da un dubbio molto serio che alla fine sembra averlo convinto: quello di correre, ma arrivando al secondo, o anche al terzo posto, tra le coalizioni in corsa. Monti ha sempre immaginato una corsa per vincere. Anche in questo diverso da politici come Casini o come Fini - Monti non punta ad una rendita di posizione. Quella, semmai, ce l’ha già e, correndo, può solo perderla. 


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